Gesù Lavoratore

Chiesetta B.V. delle Grazie, detta della Rana

Chiesetta della B.V. delle Grazie (o della Rana), foto 2012

I nobili Rana si stabilirono nella zona dei Bottenighi, già abitata al tempo dei romani.
La località appare, come si vede nel I capitolo dei codici medioevali, col nome di Butinicus (ancor oggi conserva il nome la strada che dalla chiesa della Rana va fino alla località Catene, un tempo Chirignago).
La Rana corrispondeva ad uno dei tre villaggi romani del litorale Veneto Padovano.
I patrizi veneti Rana hanno lontane origini in Venezia e vengono riscontrati dal Corner nelle sentenze ducali del 1254, 1276, 1297 e riportate dal Gloria.
Infatti risulta da documenti storici che un Marco Rana era "notaio presbitero di privilegi".
Nei suoi saggi di toponomastica veneta, l'Olivieri ricorda la località Rana, distinguendola però dai Bottenighi; ambedue le località, su cui si era esteso il secolare dominio dei monaci ilariani, costituivano parte integrante di quel monastero benedettino sorto prima del 1000 a Fusina.
La Rana acquistava fama nei secoli XVI e XVII distinguendosi dalle località vicine Malcontenta e Fusina che in quel tempo contavano 9.000 anime.
Nell'anno 1529 la vita attorno alla zona ilariana cominciava a rendersi difficile per la malaria che costringeva i coloni all'esodo.

Il porto fluviale settecentesco di Fusina, caro e noto al popolo veneto, aveva fatto abbandonare le antiche strade del retroterra, compresa l'antica Romea (Emilia Altinate), risalente all'epoca consolare ed imperiale romana, che giungeva sino alla Rana dei Bottenighi.

La costruzione risale al 1500 ed è chiamata tuttora dei Rana in memoria della nobile famiglia veneziana Rana che la costruì unitamente alle abitazioni adiacenti che costituirono il borgo.
Oggi resta solo la Cappelletta, acquistata da Giovanni Pesce.
Nel 1723 il Doge Aloisius Mocinicus, nel 2° anno del suo dogado, onorò il labaro della chiesa dei Rana con una medaglia ricordo.
Nell'anno 1900 Marcolin Antonio e Ballarin Luigi di Venezia acquistarono l'antico castello, la Chiesa e la borgata della Rana, allora cinta di mura. Fecero restaurare la Chiesa (fino a pochi anni orsono tristemente adibita a officina meccanica) e la ridonarono al culto.

All'interno della Cappelletta c'è una lapide a ricordo:
"Questo Tempio da lungo tempo abbandonato, Marcolin Antonio e Ballarin Luigi acquistarono e radicalmente restaurato ridonarono al culto 8 settembre 1900 a maggior gloria di Dio e vantaggio della popolazione".

La chiesa della Rana viene affidata ai Padri Francescani di San Michele (dell'isola cimiteriale di Venezia) che la affidano a Padre Pasquale Ferrin per il servizio del culto.
Nel frattempo viene ad abitare alla Rana la famiglia Duso di Vicenza. La signora Lucia Campana, moglie del signor Bartolomeo Duso, si assume la cura della pulizia e promuove l'uso di recitare il Santo Rosario sia durante la Santa Messa domenicale che alla sera nel mese di maggio. In ciò è esortata, oltre che da Padre Pasquale, anche dal padre Rana nativo di Malo (Vicenza), ma del convento di San Michele di Venezia, confratello di Padre Pasquale.

La sagra alla Rana viene celebrata con solennità la 1° domenica di ottobre, festa esterna della Madonna del Rosario.

Chiesetta della B.V. delle Grazie (o della Rana), foto 2012

Il 12 settembre 1912 festa del SS. Nome di Maria cui è dedicata la chiesa, Padre Pasquale istituisce la "Congregazione della Madonna delle Grazie".
In collaborazione con i soci acquista il nuovo Labaro della Congregazione che benedice solennemente il giorno 25 marzo 1913, festa dell'Annunciazione dell'Angelo a Maria Santissima.

Il 24 settembre 1915 c'è la 1° visita Pastorale alla chiesa del SS.Nome di Maria della Rana da parte di S.E. Mons. Andrea Giacinto Longhin, Vescovo Diocesano di Treviso (tutta la zona faceva parte della diocesi di Treviso fino al 1946). La visita pastorale è stata preceduta da un corso di predicazione tenuto dallo zelante Padre Pasquale con consolante esito spirituale.

Nell'inventario catalogo documenti (Juxta Sinodum n. 117 - Parrocchia di San Lorenzo Martire di Mestre firmato don Luigi Bernardi) si trova scritto: "Oratorio pubblico della Rana dedicato a Maria Vergine". La S.Messa viene celebrata tutte le domeniche e feste. La pala dell'altare è di buon gusto, ma di autore ignoto come il grande crocifisso in legno ritenuto di fattura artistica e molto antico (1500), oggi venerato nella chiesa di "Gesù Lavoratore".

La festa patronale si celebra nella 3° domenica di luglio, sempre con grande concorso di popolo (in concomitanza con la festa della Madonna del Carmine che cade il 16 luglio). Durante la Grande Guerra 1915-18 la S.Messa non viene celebrata tutte le domeniche e feste, ma saltuariamente, per mancanza di sacerdoti disponibili.

Terminata la guerra, nel 1919, i Padri Paolini riprendono a celebrare le funzioni religiose alla Rana, ma anche nella "Casa Rossa", ai piedi del cavalcavia (attualmente sede della Guardia di Finanza), cui viene preposto don Giovanni Rossi. Questo grande stabile viene utilizzato, quindi, sia per i bisogni spirituali che materiali degli operai del Porto e per la popolazione di Marghera. Infatti una grande sala viene adibita a chiesa, dove si celebra la S.Messa tanto nei giorni festivi che in quelli feriali, mentre negli altri locali viene allestito un negozio di generi alimentari.
Durante una Santa Missione (predicazione particolare e intensa per vivificare la pratica religiosa) è grande il concorso di fedeli, ma purtroppo i Paolini si fermano a Marghera per breve tempo. Infatti si ritirano dalla Casa Rossa e così anche la popolazione della Rana viene privata, ancora una volta, dell'assistenza religiosa.

Nel 1929, a causa dei danni arrecati dall'umidità e dalla salsedine, è necessario un radicale restauro interno ed esterno della chiesa. Viene realizzato con il contributo della popolazione della Rana e della Colombara e degli stabilimenti, e viene benedetta la 1° domenica di ottobre 1933 con solennità e fuochi artificiali essendo la ricorrenza della sagra annuale.

Mediante accordi presi in una riunione con il sig. Bruno Pesce e Padre Ferrin, i capi-famiglia stabiliscono di affidare ad Angelo Simion il compito di provvedere ad ogni fabbisogno per la organizzazione delle S.Messe e nelle domeniche e giorni festivi in veste di procuratore (molto impropriamente potrebbe essere deniminato Parroco Laico per la sua attività pastorale).
Padre Ferrin nella prima domenica di gennaio 1033, informa che ogni domenica ci sarà in chiesa alle ore 14 la dottrina per i bambini e bambine, e alle ore 15 il Santo Rosario con la spiegazione del catechismo.
Questo il magro risultato delle presenze nella prima domenica: 1 bambino alla dottrina, 2 vecchi e 2 bambini al Santo Rosario.
Non così però nelle successive feste: aumentano di numero tanto che in breve tempo si ha il conforto di vedere un gran numero di fedeli che affollano la chiesa.

Per la festa votiva dell'11 febbraio 1934, il paesello della Rana si prepara con la recita della novena alla Madonna di Lourdes.
La signora Bello Antonia in Favaretto fa dono alla chiesa della Rana d'una statua dell'Immacolata che viene solennemente benedetta da Padre Ferrin nella stessa ricorrenza.
Per tempo nella stessa mattina dell'11 febbraio la piazza della Rana è tutta addobbata con bandiere tricolori e il paese tappezzato di striscioni inneggianti alla Madonna e al Papa.
Al centro della piazza, su un apposito altare è collocata la statua della Madonna attorniata da bambine vestite di bianco, da un gruppo di marinaretti, dai fanciulli dell'Azione Cattolica e numerosi feseli. Dopo la benedizione la statua, al canto delle litanie, entra trionfalmente in chiesa.
Padre Ferrin, Superiore Francescano, celebra la S.Messa ed al Vangelo rivolge parole di ringraziamento per tutti e implora la benedizione della Madonna su tutti gli abitanti del paese.

Durante i bombardamenti della 2° guerra mondiale, nella chiesa venivano provvisoriamente deposti i numerosi morti colpiti dalle bombe cadute sulla zona industriale, in attesa di poterli trasferire e tumulare nei cimiteri dei propri paesi.

Fonte: Una Comunità, il Lavoro, la Fede - Aprile, 1996