Gesù Lavoratore

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La Chiesa casa di preghiera per tutti

Articoli - 8 marzo 2015
Dio e l'uomo non vanno usati
Quello che il vangelo di questa domenica ci presenta è un Gesù che rischia di apparire strano: l'uomo che ha sempre predicato la misericordia, l'accoglienza, la comprensione oggi si rivela selettivo, a tratti violento. Possiamo legittimamente rimanere spiazzati a una prima lettura del vangelo, perché rischiamo di non capire molto: l'uomo della pazienza oggi è furioso; l'uomo che ha sempre preso per mano i peccatori per redimerli, oggi li caccia via in malo modo. Perché?
La risposta credo sia molto semplice: c'è un luogo per ogni cosa. Il tempio - il segno più alto della fede nel Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe - era diventato un grande centro commerciale, dove Dio rischiava di essere messo non al primo posto, forse anche dimenticato, per dare spazio ad un altro dio il cui nome è denaro, affari, convenienza, guadagno. Questo Gesù non lo può permettere: quando l'uomo concepisce la sua esistenza solo in modo orizzontale e dimentica l'asse verticale (quell'asse che ti porta a Dio), l'uomo necessariamente si impoverisce e smarrisce la sua vita, dimentica i valori, parte della sua storia… tutto viene calcolato solo sulle cose materiali, tutto assume il sapore tanto affascinante quanto distruttivo del mi conviene.
Gesù, con il suo gesto, vuole stimolare la nostra vita a saper guardare oltre ciò che umanamente possiamo vedere. Ci vuole portare in alto, a contemplare Dio: "cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio" ci ricorda san Paolo (Col 3,1) per riscoprire il vero valore della persona e di Dio stesso. Oggi sembra che tutto sia monetizzabile, che tutto possa essere acquistato fino ad arrivare alla conseguenza più grave che, cioè, anche l'uomo e Dio possono essere comperati. Contro questo si scaglia Gesù inequivocabilmente!
Pensiamo alla nostra vita, a come ciascuno di noi si relaziona con le persone, con le cose. Domandiamoci se nel nostro piccolo anche noi non facciamo o abbiamo fatto l'errore di Israele, errore per il quale Gesù si arrabbia tanto. Domandiamoci, cioè, quanto la nostra vita dipende dalle cose materiali e terrene al puto da farle diventare la cosa più importante. (Non dimentichiamoci quell'episodio in cui Mosè, dopo aver ricevuto le tavole della legge da Dio, sceso dal monte trova Israele che adora il vitello d'oro: Dio è diventato una cosa…). Domandiamoci come consideriamo le persone: sono i mezzi per arrivare ai miei scopi o sono il fine delle mie azioni? Domandiamoci che rapporto abbiamo con il Creato: lo uso o lo custodisco?
Il brano del vangelo odierno mentre parla di purificazione del tempio, ci domanda anche di purificare realmente la nostra vita affidandola alla misericordia di Dio; ci chiede di guardare ai nostri peccati, alle nostre fragilità e di saperle valutare non in maniera utilitaristica, ma con la misericordia e la cura che è propria di chi ama molto.
Purificare la nostra vita da tutto ciò che non mi fa entrare nella vita di Dio è quello che oggi siamo chiamati a fare.
Accanto a questo possiamo, però, domandarci che ruolo occupa la nostra chiesa (quella fatta di mattoni), se le vogliamo bene, ci sforziamo per renderla bella, pulita, accogliente. Essa è quasi il biglietto da visita della nostra comunità, il luogo nel quale sentirci in comunione con Dio. Deve diventare familiare a tutti la nostra chiesa e in lei forse dovremmo saperci identificare maggiormente. Curiamo allora il silenzio, il raccoglimento, ricordiamoci che li dentro celebriamo i momenti fondamentali della nostra vita, li dentro viviamo l'espressione più alta della preghiera che è la celebrazione della messa, frequentiamola per poter incontrare Dio presente nel SS. Sacramento, portiamoci dentro i nostri bambini indipendentemente dalla celebrazione della Messa… la nostra chiesa deve essere, come dice la Parola di Dio, un luogo di preghiera per tutti (Is 56, 7). L'invito, allora, è quello di frequentarla di più!
don Luca