La preghiera del povero...
24 ottobre 2010
Per non essere presuntuisi
Mi colpisce in queste domeniche la fermezza con cui Gesù invita i suoi a cambiare atteggiamento di fronte alla preghiera: i vangeli non ci dicono nulla a riguardo, ma forse anche i dodici hanno fatto fatica a iniziare e continuare poi a pregare."Dobbiamo fare tante cose", avranno detto, "l'importante è essere buoni, delle brave persone". Gesù insiste sul fatto che questo non è sufficiente: essere suoi discepoli vuol dire prima di tutto sentirsi amati e supportati da Dio Padre, incontrarlo, stare con lui, conoscerlo. Solo così si può dare ragione della fede e capire tutto quello che il Maestro fa...
Anche per noi questo è un insegnamento importante, ma più che un insegnamento questa attenzione alla preghiera deve diventare lo stile della nostra vita. Non è dire le preghiere il contro, è incontrare, fare esperienza di Dio e questa la possiamo fare solo se ci mettiamo alla scuola di Gesù Cristo che lentamente, ma in modo deciso, in queste domeniche ci sta conducendo con lui verso Gerusalemme per compiere la volontà del Padre.
Il paragone che oggi il vangelo ci riporta è strabiliante: un pubblicano - uomo peccatore - è "giustificato" a discapito del fariseo - potremmo dire un "uomo di Dio" - a motivo della sua preghiera umile e piccola, nella quale si riconosce peccatore (bisognoso di Dio) e chiede perdono non ostentando la stessa sicurezza del fariseo che legalisticamente rispetta tutte le regole al punto da far diventare le stesse regole il suo dio.
La nostra fede a quale dei due personaggi si avvicina di più?
L'incontro con Gesù mi fa sentire il bisogno di stare con lui, di pregare di più con le parole e con le opere?
don Luca