Gesù Lavoratore

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La Pentecoste

27 maggio 2012
Aiutiamoci a non vestire la nostra fede di abitudine
A conclusione del Tempo di Pasqua la liturgia pone la grande festa di Pentecoste. In questo giorno ricordiamo il coraggio degli apostoli che, sostenuti dallo Spirito Santo, danno inizio all'avventura della testimonianza di Gesù morto e risorto per noi e fanno nascere la Chiesa.
Quanto tempo è passato dal quel giorno ricco di grazia e quante persone, attraverso il loro agire quotidiano, hanno dato ragione della loro fede; quante tessere di-verse e tutte importanti offrono a noi del 2012 il grande mosaico della Chiesa…
Oggi come allora è chiesta a tutti noi la stessa forza, lo stesso coraggio, la stessa passione che ha animato i primi discepoli di Gesù; è chiesto a noi di non conformarci al tempo presente ma di saper portare a tutti questa parola “inadeguata” che Gesù stesso ci ha lasciato invitandoci ad andare “in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura”.
Ma come fare se talvolta anche per noi cristiani il Vangelo, Gesù, il Magistero della Chiesa restano cose vaghe; come fare se la nostra fede non è quotidianamente nutrita dalla preghiera; se la nostra vita non nasce dall'Eucaristia; se la nostra esistenza non incontra mai (o pochissime volte) il perdono totale e misericordioso di Dio?
Ho ricevuto una telefonata l'altra sera da Santo - il ballerino di Amici che è venuto ad esibirsi durante la nostra Festa del 1 Maggio di questanno - che mi raccontava il suo incontro con il suo nuovo parroco e mi diceva che questo prete è sotto scorta a motivo dei due attentati, fortunatamente falliti, quando svolgeva il suo ministero a Scampia. Mi racconta-va come attraverso la sua testimonianza ha coinvolto giovani, famiglie in questa lotta faticosa. È sotto scorta perché ha avuto coraggio, il coraggio di dire alla mafia che Dio non ragiona come loro…voi direte che quella è Napoli mentre qui è Marghera...ma non cambia nulla. Ciò di cui Scampia abbisogna è ciò di cui Marghera abbisogna e cioè uomini, don-ne, anziani, giovani, bambini, famiglie che radicati e fondati su Cristo sap-piano con coraggio e determinazione annunciare senza paura la vita nuova in Cristo; sappiano dire al mondo che è possibile pensare in modo diametralmente diverso da come ci viene chiesto di fare; sappiano dire al mondo che pregare non è “la più solenne perdita di tempo” ma che solo con la preghiera ci si riappropria della nostra identità di popolo di Cristo.
Amici miei, aiutiamoci a non vestire la nostra fede di abitudine, a non renderla scontata, a non viverla come una “cosa sociale”!
Aiutiamoci, al contrario, a fare in modo che la nostra fede sia luce, sale, vita per questo mondo che rischia di andare sempre più alla deriva.
Noi, che siamo parte della Chiesa Cattolica, abbiamo il dovere di annunciare sempre la bella vita di Gesù. Come fare…? Proviamo a viverla in pienezza!
don Luca