Gesù Lavoratore

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La gioia dell'imprevisto

31 ottobre 2010
Scendi subito forse l'occasione tanto attesa
La pagina del Vangelo di Luca che la liturgia oggi ci fa gustare è diventata oramai nella nostra diocesi familiare: essa segna in qualche modo il pellegrinare del nostro Patriarca nelle soste della visita pastorale e come il seme caduto nella terra buona, produce ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta.
È sempre impressionante vedere come Gesù viva in modo del tutto nuovo e dirompente la sua libertà: non curandosi dell’opinione che la gente aveva dei pubblicani (era questa la categoria sociale più disprezzata, i giudei ponevano i pubblicani alla stregua dei pagani, delle prostitute e di molti altri peccatori) incrocia la vita di Zaccheo accogliendolo e facendolo sentire uguale agli alti, anzi forse più degli altri dal momento che sceglie di fermarsi a casa sua per mangiare.
Dall’altra parte è interessante la curiosità che spinge Zaccheo a fare di tutto per vedere Gesù. È un desiderio povero questo, senza pretese, libero. E in questo desiderio Gesù si fa strada. Si fa compagno di strada percorrendo un tratto importante e decisivo: da questo incontro scaturisce la conversione del pubblicano che ripercorre tutta la sua vita e pone rimedio ai suoi errori con un surplus di generosità, quasi a voler essere sicuro di cancellare veramente tutto ciò che di male aveva fatto.
Analogamente è quello che viene incontro a noi quando, mossi dal desiderio di verità, ci accostiamo al Sacramento della Riconciliazione: esso, in modo potente ma discreto, provoca in noi lo stesso cambiamento raccontato dal Vangelo.
Scriveva Giovanni Paolo II ai sacerdoti, commentando questa pagina "Ogni nostro incontro con un fedele che ci chiede di confessarsi, anche se in modo un po' superficiale, perché non adeguatamente motivato e preparato, può essere sempre, per la grazia sorprendente di Dio, quel «luogo» vicino al sicomoro in cui Cristo levò gli occhi verso Zaccheo. Quanto gli occhi di Cristo abbiano penetrato l'animo del pubblicano di Gerico è per noi impossibile misurarlo. Sappiamo però che sono, quelli, gli stessi occhi che fissano ciascuno dei nostri penitenti. Noi, nel sacramento della Riconciliazione, siamo strumenti di un incontro soprannaturale con leggi proprie, che dobbiamo soltanto rispettare e assecondare. Dovette essere, per Zaccheo, un'esperienza sconvolgente sentirsi chiamare per nome. Quel nome era, da tanti suoi compaesani, caricato di disprezzo. Ora egli lo sentiva pronunciare con un accento di tenerezza, che esprimeva non solo fiducia, ma familiarità, e quasi urgenza di un'amicizia. Sì, Gesù parla a Zaccheo come un amico di vecchia data, forse dimenticato, ma che non per questo ha rinunciato alla sua fedeltà, ed entra perciò, con la dolce pressione dell'affetto, nella vita e nella casa dell'amico ritrovato: «Scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua».
Perché anche noi non ci lasciamo incontrare, quasi per caso, dallo sguardo amorevole e mite di Gesù? Perché non approfittiamo con maggior costanza al Sacramento della Riconciliazione? Perché non chiediamo e non ci impegniamo realmente perché la nostra vita, a qualunque età sia, di qualunque condizione sia non prenda la svolta decisiva?
A volte anche le nostre vite sembrano stanche, caotiche, confuse...sembra che tutto ci vada bene; altre volte ci attacchiamo a delle ideologie che non ci portano da nessuna parte; altre volte diventiamo rigidi e fiscali; altre ancora sembra che nessuno ci capisca e ci costruiamo il nostro piccolo mondo fatto di certezze e sicurezze che poi, alla fine, con colpo di vento vengono spazzate via...
"Scendi subito" ci dice Gesù. Forse è l’occasione tanto attesa...!
don Luca