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Il digiuno che salva

Articoli - 2 marzo 2014
L'inizio del tempo della quaresima
Mercoledì prossimo alla messa delle 18.00 vivremo il momento dell'imposizione delle ceneri sul nostro capo: esso segna l'inizio del cammino della Quaresima, cioè del tempo favorevole per rimettere Dio al centro della nostra vita e prepararci così a celebrare la Pasqua totalmente rinnovati.
In questa quaresima la nostra comunità sarà impegnata a accompagnare un nostro giovane, Zeyu Chen, verso la celebrazione del Battesimo che riceverà la notte di Pasqua a san Marco, nella nostra bella cattedrale, dalle mani del Patriarca Francesco.
I venerdì di Quaresima, poi, alle 17.00 vivremo la Via Crucis, la strada che Gesù ha percorso fino alla sua deposizione nel sepolcro.
Mi permetto di proporvi alcune riflessioni sul digiuno, tema caro al tempo della Quaresima, prese dal sito www.maranatha.it.
Ricordiamoci che mercoledì prossimo è digiuno e astinenza così come tentiamo di ricordarci di astenerci dalla carne il venerdì.

Se non cambia il cuore non cambia nulla
Sobrietà, austerità, astinenza dai cibi sembrano anacronistici in questa società che fa del benessere e della sazietà il proprio vanto. Ma è proprio questa sazietà che rischia di renderci insensibili agli appelli di Dio e alle necessità dei fratelli. Per il cristiano il digiuno non è prodezza ascetica, né farisaica ostentazione di «giustizia», ma è segno della disponibilità al Signore e alla sua Parola. Astenersi dai cibi è dichiarare qual è l'unica cosa necessaria, è compiere un gesto profetico nei confronti di una civiltà che in modo subdolo e martellante insinua sempre nuovi bisogni e crea nuove insoddisfazioni. Prendere le distanze dalle cose futili e vane significa ricercare l'essenziale: affidarsi umilmente al Signore, creare spazi di risonanza alla voce dello Spirito. Il digiuno perciò riguarda tutto l'uomo ed esprime la conversione del cuore. Rinnegare se stessi (cf Mt 16,24) non è moralismo o mortificazione delle energie vitali, ma è cessare di considerare se stessi come centro e valore supremo. In questo decentramento da sé, Cristo attua ancora la sua vittoria sul male e l'uomo viene rinnovato a somiglianza di Lui.

«Un cammino di vera conversione» 
Il digiuno non si fa per «risparmiare», cioè per motivi economici, ma per amore di Dio. Un amore che si fa preghiera, ma che reclama la sollecitudine per il prossimo, la solidarietà con i più poveri, un maggiore senso di giustizia (cf Is 1,17; Zc 7,5-9). «Il nutrimento di chi ha bisogno sia sostenuto dai nostri digiuni» (s. Leone Magno). In questo senso sono lodevoli le iniziative individuali e comunitarie per una «quaresima di fraternità»; e la partecipazione alla Cena del Signore diventa un gesto di povertà, di pentimento, di speranza, di annuncio. Chi partecipa seriamente alla passione del Signore, tutt'oggi viva nei poveri della terra, sa che il ritorno al Padre (quello proprio, come quello della comunità) è cominciato, e che nella mortificazione della carne può fiorire lo Spirito della risurrezione e della vita. Sulla scia dell'odierna pagina evangelica si possono verificare le espressioni di una vita di fede autentica: carità fraterna, preghiera, digiuno. E' questo «Il trinomio per cui sta salda la fede... Il digiuno è l'anima della preghiera e la misericordia è la vita del digiuno. Nessuno le divida... Chi prega digiuni... Chi digiuna comprenda bene cosa significa per gli altri non avere da mangiare. Ascolti chi ha fame, se vuole che Dio gradisca il suo digiuno...» (s. Pier Crisologo). Chi pone questi segni sa che il ritorno al Padre è cominciato e che la risurrezione e la vita sono già germogliate.
don Luca