Gesù Lavoratore

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Il canto del magnificat

16 maggio 2010
Suor Aurelia e suor Giuliana: sessantenni di vita consacrata
Dopo la lunga pausa dovuta alla festa del 1 maggio e alla domenica a tempo pieno, eccoci di nuovo qui per raccontare e comunicare a tutti voi notizie e momenti importanti per la vita della nostra comunità.
Dopo appena una settimana dalla riflessione vicariale sul tema della vocazione, due sorelle celebrano il loro 60 di vita consacrata: è una testimonianza importante e bella di come la vita possa essere compiuta, felice e serena anche stando con il Buon Dio.
Ho l’impressione, a volte, che quando si parla di vocazione al sacerdozio o alla vita consacrata si pensi ad un di meno di vita rispetto al “più normale” matrimonio, quasi che l’uomo o la donna che scelgono di consacrarsi rinunciassero a parte della loro umanità…
La vocazione, invece, credo debba essere portata dentro la logica della scelta: ogni scelta comporta delle rinunce alle quali si contrappongono delle possibilità che proprio perché scelte, danno alla vita la serenità e la letizia di cui si ha bisogno per poter vivere bene, da persone compiute.
Nel vangelo Gesù dice che “non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga” quindi scelti perché amati, scelti per stare con Lui e per far si che questo frutto che è l’amore di Dio, a volte scomodo e difficile, possa rimanere tentando di vivere in modo del tutto particolare la relazione con Gesù.
Si capisce come, però, il prete o la suora non siano dei super-uomini, e alla voce “segni particolari” nella carta d’identità non abbiano scritto “perfetto”. Chi sceglie di consacrare tutta la sua vita a Dio per il servizio ai fratelli è una persona con limiti, pregi, difetti, capacità, dubbi, proprio come ogni altra persona, è anche lui un testimone imperfetto dell’amore di Dio. È una persona che partecipando in modo diverso all'amore di Dio impara a conoscersi, a comprendersi e a essere dono per tutti sostenuto, corretto e guidato dalla comunità a lui affidata e alla quale si affida.
La frase che quest’anno il Centro Diocesano per le Vocazioni ha scritto sul manifesto è quella che abbiamo usato anche noi per la domenica a tempo pieno: “Ho una bella notizia: io l’ho incontrato”. Questa frase dice da una parte la bellezza del messaggio che Gesù ci ha lasciato ma contemporaneamente ci dice che di questo messaggio noi dobbiamo fare esperienza, dobbiamo viverlo e che questo messaggio diviene contagioso proprio a partire dalla testimonianza di ciascuno.
Pregare per le vocazioni è affidare alla cura premurosa del Buon Dio i tanti giovani che hanno incontrato il Signore e che da Lui si sentono chiamati, è una preghiera che sempre dobbiamo conservare nel cuore.
Davanti ai 60 anni di vita consacrata poi non può davvero che nascere non solo dal cuore di suor Aurelia e suor Giuliana un sentimento di gratitudine ma anche da tutte quelle persone che in questi anni le hanno incontrate e hanno visto la loro dedizione nel tentare di vivere l’esperienza di Gesù.
Questi momenti ci ricordano quanto sia preziosa la vita di chi si consacra totalmente a Dio per il bene dell’uomo.
Tutta la comunità si stringe attorno a queste sue figlie e, come Maria ha fatto appena dopo l’Annunciazione, con gratitudine e gioia intona il canto del Magnificat “Grandi cose ha fatto il Signore per me e santo è il suo nome”.
Auguri, auguri, auguri!
don Luca