Anche se in molti, siamo un solo corpo
6 giugno 2010
Festa del ss. Corpo e Sangue di Cristo
La solennità che stiamo celebrando pone al centro in maniera molto forte l’Eucaristia, mistero che celebriamo settimanalmente. Il Concilio Vaticano II ci ricorda che l’Eucaristia e “fonte e culmine” della vita cristiana e che, quindi, tutto quello che facciamo nasce da qui e qui ritorna.Il nostro lavoro, il tempo, il servizio in parrocchia, le gioie e le speranze, i dolori e i dubbi... tutto trova senso e pace nella celebrazione che Gesù stesso ci ha lasciato come perenne memoriale.
Eucaristia infatti deriva dal greco e significa “rendimento di grazie”: il singolo all’interno della comunità cristiana dice grazie per quello che è e che ha: lo dice all’interno della comunità perché, per sua natura, la fede è comunitaria (Dio è una comunità fatta dal Padre e dal Figlio e dallo Spirito Santo, abbiamo meditato la scorsa domenica).
Da qui nasce un primo grande insegnamento per tutti: Gesù ha voluto sottolineare la grande valenza positiva della vita assieme, in comunità, come luogo dell’aiuto reciproco che è fatto di sostegno e misericordia.
San Paolo ha passaggi bellissimi sull’importanza della comunità: «Nessuna parola cattiva esca più dalla vostra bocca; ma piuttosto parole buone che possano servire per la necessaria edificazione, giovando a quelli che ascoltano. Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, clamore e maldicenza con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo». Così scrive agli Efesini perché abbiano a cuore la vita della Chiesa che li lui aveva fondato. Aver a cuore vuol dire dare la vita, interessarsi, godere e soffrire per quella che è la nostra famiglia e scrivendo a Timoteo Paolo dice «Perciò io sopporto ogni cosa per quelli che Dio ha scelto». Ecco l’appartenere, il sentirsi a casa, il considerare la Chiesa la “casa tra le case” come qualcosa che mi appartiene per la quale agisco, vivo, mi comprometto.
Come spiegare altrimenti il sacrificio di tanti ragazzi, uomini e donne che per amore di Cristo e della sua Chiesa hanno incontrato nella loro strada il martirio? Come interpretare i grandi sforzi che le persone che fanno esperienza di Cristo pongono nel costruire ponti pace e di dialogo? Come considerare l’attenzione agli ultimi, alle vecchie e nuove povertà, agli emarginati, agli immigrati che vedono da sempre uomini e donne di Chiesa protagonisti (a volte solitari) per le vie del mondo?
La Chiesa è di Cristo e noi siamo di Cristo e Cristo è di Dio: la Chiesa è la casa di tutti!
Nasce qui il bisogno forte e profondo della preghiera, di un tempo per imparare a riconoscersi, per fare chiarezza nella propria vita, per stare con Dio e far pace con se e con gli altri. Se manca la dimensione della preghiera la vita diviene sterile, vuota e la Chiesa solo un pretesto per fare altro.
Oggi in quel pezzo di pane e in quel po’ di vino che lo Spirito di Dio, passando per l’indegnità del sacerdote, trasformerà in Corpo e Sangue di Cristo tentiamo di vedere un pezzettino della nostra vita, del nostro lavoro, dei nostri dubbi, delle nostre gioie e sofferenze e chiediamo nel contempo che il Buon Dio ci dia la grazia di poter non sono “ascoltare”, ma anche vivere di quell'Eucaristia che, prima di morire in croce per noi, ci ha lasciato come memoriale della sua Pasqua.
don Luca